"Salva Italia"

Questa sezione accoglie discussioni e segnalazioni su articoli usciti dai vari mezzi di informazione

"Salva Italia"

Messaggioda Lorenzo Lenzi » 09/12/2011, 12:02


DECRETO-LEGGE 6 dicembre 2011 , n. 201
Disposizioni urgenti per la crescita, l'equita' e il consolidamento
dei conti pubblici. (11G0247)

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Visti gli articoli 77 e 87 della Costituzione;
Ritenuta la straordinaria necessita' ed urgenza di emanare
disposizioni per il consolidamento dei conti pubblici, al fine di
garantire la stabilita' economico-finanziaria del Paese nell'attuale
eccezionale situazione di crisi internazionale e nel rispetto del
principio di equita', nonche' di adottare misure dirette a favorire
la crescita, lo sviluppo e la competitivita';
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella
riunione del 4 dicembre 2011;
Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro
dell'economia e delle finanze, del Ministro del lavoro e delle
politiche sociali e del Ministro dello sviluppo economico, di
concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio
e del mare e con il Ministro per i rapporti con il Parlamento;
E M A N A
Il seguente decreto-legge:

http://www.governo.it/backoffice/allega ... 4-7206.pdf
Lorenzo Lenzi
 
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Re: "Salva Italia"

Messaggioda Lorenzo Lenzi » 11/12/2011, 23:36


Il DOSSIER
Per gli appartamenti in affitto aumenti di imposta fino al 324% Così Imu e rivalutazione delle rendite colpiscono le locazioni.
Denuncia di Confedilizia: i proprietari scaricheranno i rincari sui canoni
di ROSA SERRANO

Stangata in arrivo per le case affittate. Secondo Confedilizia, che ha partecipato ad una audizione in Parlamento con l'introduzione dell'Imu, i proprietari di immobili locali in regime di affitto libero rischiano un aggravio dei costi tra l'87 e il 161% mentre per i contratti a canone concordato il balzo in alto della tassazione comunale sarà pesantissimo e andare da un minimo del 204 ad un tetto del 324%.
Sarebbe un colpo durissimo sia sui proprietari, che vedranno quanto meno raddoppiare l'imposta, sia sugli affittuari che al rinnovo del proprio contratto potrebbero vedersi richiedere dai proprietari un aumento consistente del canone.

L'eliminazione del taglio dell'aliquota ordinaria dell'Imu al 50%, prevista in precedenza dalle norme sul federalismo, metterà gli immobili in affitto di fronte ad una dura realtà: ovvero il pagamento in toto dell'aliquota ordinaria del 7,6 per mille, fatta salva la facoltà per i Comuni di ridurre questa aliquota fino al 4 per mille e la possibilità di aumentarla fino al 3 per mille.

Ecco una fotografia del "prima" e del "dopo" Imu: oggi un immobile residenziale con un contratto a canone libero del valore catastale di 100.000 euro (comprensivo della rivalutazione della rendita del 5%), con un'aliquota Ici del 6,5 per mille, paga un'imposta di 650 euro. Per il medesimo immobile con un valore catastale maggiorato del 60%, applicando l'aliquota Imu ordinaria del 7,6 per mille il proprietario dovrà pagare un'imposta di 1.216 euro. In pratica, un incremento
di 566 euro (+ 87%). Se poi il comune ricorrerà alla possibilità di applicare la maggiorazione massima del 3 per mille, l'imposta dovuta dal locatore risulterà di 1.696 euro registrando, così, un aumento di 1.046 euro (+ 161%).

L'Imu risulterebbe invece ancor più pesante rispetto all'Ici per i canoni con affitto calmierato. Ipotizzando l'esempio della stessa unità immobiliare residenziale, oggi con l'aliquota agevolata del 4 per mille, l'imposta è di 400 euro. Con l'applicazione dell'Imu al 7,6 per mille, la tassazione risulterà di 1.216 euro (+ 204%). Qualora il comune destinatario dell'imposta applicasse l'aliquota Imu massima del 10,6 per mille, il costo per il proprietario risulterebbe di 1.696 euro (+324%). "Aumenti così pesanti - spiega Giorgio Spaziani Testa, segretario generale di Confedilizia - che intervengono addirittura in corso di contratto, non trovano giustificazione nelle esigenze dei conti pubblici tenuto conto che gli immobili affittati sono poco più del 9% del complesso degli immobili nell'intero paese". L'incremento della tassazione potrebbe quindi creare problemi nei rapporti fra proprietari e inquilini: alla scadenza del contratto, i locatori potrebbero richiedere un aumento dell'affitto per compensare l'incremento della tassazione immobiliare.
(11 dicembre 2011)

Fonte: http://www.repubblica.it/economia/2011/ ... -26416734/
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Re: "Salva Italia"

Messaggioda Lorenzo Lenzi » 13/12/2011, 10:52

In arrivo i correttivi sulle pensioni. Fornero: «Il tempo sta scadendo».
di Marco Rogari

Attenuazione dell'impatto della riforma delle pensioni sui lavoratori "precoci" nati nel 1952 ed esenzione dalla stretta sulle province delle amministrazioni a statuto speciale e di quelle che andranno ad elezioni nella prossima primavera. Anche questi due ritocchi dovrebbero confluire nell'emendamento finale alla manovra "salva Italia", in cui dovrebbero essere inseriti i correttivi sull'Imu per la prima casa e sull'indicizzazione degli assegni pensionistici. Correttivi che si annunciano soft per la perdurante difficoltà a reperire nuove risorse.

«Ogni cosa a suo tempo e il tempo sta scadendo», ha detto il ministro del Welfare, Elsa Fornero, che ha confermato che le modifiche alla manovra che riguardano l'indicizzazione delle pensioni «stanno arrivando». «Quando vedremo le modifiche, le apprezzeremo. Speriamo solo che siano congrue», ha replicato a distanza, dal presidio di piazza Montecitorio, il leader della Cisl, Raffaele Bonanni.

Governo e Pdl, Pd e Terzo Polo hanno lavorato alacremente per trovare la quadratura del cerchio entro stasera. Ma i relatori dovrebbero presentare le ultime modifiche su Ici e pensioni domani mattina alle 8.30. Non è escluso che a sbloccare la situazione possa essere nelle prossime ore un incontro tra i capigruppo dei tre partiti che sostengono il Governo e il premier Mario Monti o, quanto meno, con il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda.

Intanto, domani pomeriggio Mario Monti sarà ascoltato dalle commissioni Bilancio e Finanze della Camera sull'andamento dell'economia e dei mercati, come ha annunciato il presidente della commissione Finanze, Gianfranco Conte. Il voto finale della Commissione è previsto per domani entro le ore 16.

Le risorse al momento individuate oscillerebbero attorno ai 2-2,5 miliardi e consentirebbero di dare il via a due interventi un po' al di sotto delle aspettative iniziali dei partiti, anche se continuano a circolare voci sulla possibile rinuncia ad almeno uno dei due correttivi. Per l'Imu si profila un aumento della detrazione a 350-400 euro vincolato all'Isee: reddito e composizione del nucleo familiare. Sulle pensioni si starebbe pensando di estendere solo in modo parziale (50% o forse 70%) le indicizzazioni alle pensioni tra 936 euro e 1.400, o in alternativa di garantire la piena perequazione soltanto fino al tetto di 2,5 volte il "minimo", ovvero a 1.170 euro.

Tre le misure che potrebbero concorrere a garantire la copertura a questo doppio intervento soft: l'ulteriore aumento del bollo sul deposito titoli; un intervento sull'Ici sulla Chiesa; una nuova misura da agganciare alla tassazione sui capitali scudati, che verrebbe comunque riformulata.

Liberalizzazioni rinviate al 2013
Battuta d'arresto per le liberalizzazioni. Un emendamento dei relatori Leo e Baretta modifica l'articolo 34 della manovra. Verranno abrogate, ma solo dal 31 dicembre 2012, le seguenti restrizioni: divieto di esercizio di una attività economica al di fuori di una certa area geografica e l'abilitazione ad esercitarla solo all'interno di una determinata area (ad esempio i taxi); l'imposizione di distanze minime tra le localizzazioni delle sedi deputate all'esercizio di una attività economica; il divieto di esercizio di una attività economica in più sedi; la limitazione dell'esercizio di una attività economica ad alcune categorie o divieto, nei confronti di alcune categorie, di commercializzazione di taluni prodotti; la limitazione dell'esercizio di una attività economica attraverso l'indicazione tassativa della forma giuridica richiesta all'operatore; l'imposizione di prezzi minimi o commissioni per la fornitura di beni e servizi; l'obbligo di fornitura di specifici servizi complementari all'attività svolta. Il testo, con le modifiche apportate dalle commissioni, approderà a questo punto in Aula alla Camera mercoledì, e non più domani, per essere approvato, probabilmente con la fiducia, entro sabato e poi passare al Senato per il disco verde definitivo.

Fonte: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=AaPevjTE
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Re: "Salva Italia"

Messaggioda Lorenzo Lenzi » 14/12/2011, 0:14

Furti accessori
Il decreto legge del 6 dicembre 2011 n. 201, primo atto del governo Monti, si sa, è stato dichiarato un decreto “salva-Italia”, mentre è palese che salverà soltanto gli oligarchi. Tra i cento e uno taglieggiamenti che vi sono elencati, ne vogliamo, oggi, mettere in rilievo uno, compreso nell’art. 26.
E’ la “prescrizione anticipata delle lire in circolazione”. In deroga alle norme precedenti... “ le banconote, i biglietti e le monete in lire ancora in circolazione si prescrivono a favore dell’Erario con decorrenza immediata ed il relativo controvalore è versato all’entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnato al Fondo ammortamento dei titoli di Stato”.
Un furterello governativo sottobanco privo, come si conviene per ogni “giunta di governo golpista” di un minimo di informazione preventiva. Che ha anticipato di due mesi il blocco della conversione dei risparmi dei cittadini in euro.
Naturalmente i colpiti non sono gli amici degli amici: quelli, i capitali, le loro rendite, le hanno già trasformate in beni mobili e immobili, e portate fuori confine.
I colpiti sono gli italiani che ancora credevano nella buona fede del governo e dello Stato, quelli che non avevano a ragione fiducia nelle operazioni della finanza “creativa”, che mantenevano i propri risparmi a casa, su libretti postali o di risparmio…
Lorenzo moore

Fonte: http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=12082
http://www.bancaditalia.it/media/notizie/conversione
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Re: "Salva Italia"

Messaggioda domenico.damico » 28/12/2011, 11:30


il Governo Studia un Fondo taglia-debiti
Allo studio del Tesoro la proposta per abbattere 150 miliardi l'esposizione

E il debito pubblico? Il ministero dell'Economia, di cui ha l'interim il primo ministro Mario Monti, sta studiando come abbattere di 100-150 miliardi il debito del Tesoro valorizzando il meglio del patrimonio pubblico. Sono stati ascoltati gli sherpa di Mediobanca, Deutsche Bank e Bnp Paribas. Non siamo ancora agli incontri al vertice come quelli di vent'anni fa tra il ministro del Tesoro, Piero Barucci, e il banchiere Enrico Cuccia per studiare la fusione Eni-Iri o alle presentazioni ufficiali delle privatizzazioni, come quella avvenuta nel 1992 sul panfilo reale Britannia. Del tema, in verità, aveva già cominciato ad occuparsi il ministro Giulio Tremonti, ma la crisi del governo Berlusconi l'aveva fermato. D'altra parte, dal seminario del 5 ottobre gli ottimisti avevano estratto stime del patrimonio pubblico pari a 1.800 miliardi, fuori dalla realtà commerciale.

Poi, per qualche settimana, l'Italia ha pensato di domare il proprio enorme debito pubblico tornando agli anni 90, quando il bilancio statale chiudeva con un avanzo di qualche punto percentuale prima degli interessi sul debito e il Tesoro privatizzava società e partecipazioni in quantità senza precedenti in Occidente. In particolare, la politica si è cullata nell'illusione che la crescita dell'economia avrebbe ridotto di per sé il peso del debito sul Pil. E poiché nella crisi dei titoli degli Stati più deboli dell'eurozona c'è lo zampino della speculazione globale, molto ci si attendeva dalla Banca centrale europea (Bce) e dall'Unione Europea.

Con il governo Monti, l'Italia ha avuto il rigore, non ancora la crescita. Anzi, è in arrivo la recessione. È lecito sperare qualcosa dalle riforme, se si faranno. Sarebbe imprudente, dato anche il quadro internazionale, aspettarsi troppo. Sul piano europeo, la Bce ha prestato quasi mezzo trilione di euro all'1% alle banche, scontandone gli attivi. Ma da questa operazione si pretende tutto e il contrario di tutto: troppo.
Si dice, per esempio, che tali denari debbano andare alle imprese per contrastare la recessione. Bene. E le banche questo promettono, a partire da Unicredit le cui fondazioni hanno infine deliberato l'adesione all'aumento di capitale. Ma, con le assicurazioni, le banche sono anche e da sempre le massime acquirenti di titoli del debito pubblico. E così si insinua che, senza strombazzarlo, le banche faranno pure il loro secondo lavoro, magari per approfittare della forbice dei tassi. Con astuzia machiavellica, insomma, Mario Draghi si avvierebbe al quantitative easing dei titoli pubblici per interposte banche private. Da un punto di vista pubblico, sarebbe più logico che a sottoscrivere le nuove emissioni fosse la Bce. Ma le regole europee fanno questo regalo alle banche. Eppure...

Fino a ieri, i titoli pubblici dell'eurozona erano considerati risk free , privi di rischio. Di più: erano raccomandati dalle autorità monetarie internazionali per costituire in ogni banca i cuscinetti di liquidità indispensabili a fronteggiare le emergenze. Ebbene, come possono le banche continuare nel loro secondo lavoro se ciò che era risk free non lo è più per decisione della European Banking Authority (Eba) e del Consiglio europeo, nel silenzio della Bce e se comprando titoli pubblici rischiano nuove svalutazioni e nuovi aumenti di capitale?
L'Eba e il Consiglio europeo hanno gridato al mondo che il re è nudo, dimenticando che la civiltà si regge anche su qualche tabù. È possibile che, per continuare a vivere, il re debba rapidamente ricoprirsi, è possibile cioè che il debito pubblico dell'eurozona torni a essere considerato senza rischio nei bilanci bancari. Ma quel che è detto è detto. Non a caso il rendimento dei Btp a 10 anni è tornato a un preoccupante 7%.

Nessuno sa interpretare davvero i mercati, entità irrazionali. Perché i tassi sui Btp erano bassi quando l'Italia perdeva il 7% del Pil e sono esplosi nel 2011, anno scarso, ma non terribile come il 2009? Il fatto è che adesso si è acceso il faro sui debiti pubblici. E allora anche la quantità è entrata nel computo dei rischi. Come, del resto, accade in tutte le aziende. Accanto ai provvedimenti per la crescita, serve dunque una mazzata al debito per riportarne il costo a livelli più sostenibili.
Sulla carta le idee sono due, non necessariamente alternative: a) un consistente prelievo una tantum sulla ricchezza delle famiglie da una certa soglia in su; b) una realistica valorizzazione delle attività pubbliche in tempi stretti. La prima idea, sostenuta soprattutto dai sindacati, non è stata adottata dal governo Monti. Che si è limitato a una somma di imposte patrimoniali (lusso, bolli, Ici) che vale quasi l'1% del Pil. Più o meno quanto chiedeva Confindustria. L'idea del prelievo straordinario potrà essere ripresa, magari con parziali compensazioni sulle dichiarazioni dei redditi future come consigliava sul Corriere il banchiere Pietro Modiano? Al momento nessuno può dirlo, anche perché nel Pdl e nello stesso Pd si nutrono molte riserve sul prelievo pesante.

La seconda idea può avere attuazioni diverse, purché immediate e senza dimenticare che non siamo più negli anni 90, con le Borse al rialzo e tutta l'argenteria ancora da vendere. Qui siamo al cesello, per incassare subito e non svendere. Per smobilizzare gli edifici delle pubbliche amministrazioni centrali e locali, Deutsche Bank suggerisce di importare dagli Usa il modello dei Real estate investment trust , grandi fondi immobiliari con benefici fiscali ai sottoscrittori. Tra i tecnici ministeriali non si esclude di usare questa formula, che può coinvolgere i cittadini, anche per le partecipazioni (Eni, Enel, eccetera). Un fondo da 2-300 miliardi potrebbe indebitarsi per la metà dando tutti gli attivi in garanzia e ricomprare titoli di Stato approfittando delle basse quotazioni.
Mediobanca propende per la costituzione di una società, anche pubblica, alla quale Tesoro ed enti locali dovrebbero cedere partecipazioni e immobili appetibili per 100 miliardi. Questa società pagherebbe emettendo obbligazioni a un tasso assai più basso dei Btp perché garantite non solo dallo Stato ma anche dagli attivi. Queste obbligazioni verrebbero riservate a banche e assicurazioni in cambio dei loro Btp. Che il Tesoro potrebbe poi cancellare.

In ogni caso, ci vorrà sapienza politica per convincere gli enti locali a conferire case ed ex municipalizzate e, ancor più, per avere il consenso dell'Unione Europea a far uscire i nuovi debiti dal perimetro del debito pubblico. Come fa la Germania con la KfW. E ci vorrà pure il placet della Bce se saranno coinvolte le banche. Ma in ogni caso, è da queste manovre che l'Italia potrebbe emanciparsi in tutto o in parte dai colossali e pericolosi rinnovi di titoli di Stato nel biennio di ferro 2012-13. Con prevedibili e non trascurabili risparmi sui tassi.

Massimo Mucchetti
28 dicembre 2011 | 7:20
Fonte: http://www.corriere.it/economia/11_dice ... 9a32.shtml
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Re: "Salva Italia"

Messaggioda domenico.damico » 30/12/2011, 15:34


La versione di Monti sullo spread: è risalito per la fragile intesa Ue
di Isabella Bufacchi
Fonte: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=AaWVT3YE

«Posso dire una parola sullo spread? Forse avete già sentito questo termine...». Mario Monti ha introdotto con una
garbata battuta ieri uno dei temi centrali della conferenza stampa, la «vicenda dello spread», il differenziale del
rendimento tra i titoli di Stato italiani e tedeschi decennali. Monti ha affrontato l'argomento da più di una angolatura.
........................
........................
L'Italia perde a confronto con lo spread della Spagna, ma Monti ha precisato: il debito/Pil spagnolo è circa la metà di
quello italiano, circolano meno Bonos di BTp e Madrid può contare in asta sul sostegno delle due grandi banche spagnole di spessore internazionale e sensibili alla moral suasion, diversamente da quanto possa accadere in Italia.
Inoltre «l'Italia é molto più avanti della Spagna in termini di manovre fatte».
.......................................................

La chiave di lettura Monti sull'andamento dello spread BTp/Bund da inizio anno, argomentata con grafico alla mano
e supporto di schermo gigante, è dunque che non è andata così male in questa ultima parte dell'anno: lo spread è
sotto la «guglia» massima di 558 raggiunta il 9 novembre senza il sostegno di acquisti consistenti da parte della
Bce. «Credo che dobbiamo essere un pochino sollevati, pur nella persistente problematicità di tutta la situazione,
per il fatto che prima si saliva molto malgrado gli acquisti (della Bce ndr) senza i quali si sarebbe saliti di più», ha
spiegato ripercorrendo i mesi di agosto, settembre e ottobre durante i quali «la Bce ha fatto interventi sul mercato
secondario dei titoli di Stato italiani e spagnoli con una certa continuità e in misura considerevole».
Nel ricostruire l'andamento dello spread, Monti ha evidenziato alcune date. Ha ricordato il livello minimo, toccato
l'11 aprile (mese dominato dalla vicenda Ruby ndr), a quota 123 punti. Da allora, la «salita è stata piuttosto continua
fino al primo luglio», giorno di «cambio di marcia», quando «ahimé le agenzie di rating hanno messo in discussione
l'Italia» e lo spread ha toccato quota 185, «livello che sembrava stratosferico». Il primo luglio S&P, dopo l'outlook
modificato in negativo della "A+" dell'Italia, pubblica una valutazione negativa sulla manovra da 47 miliardi
annunciata dal Governo Berlusconi e riafferma la probabilità di un declassamento entro 24 mesi, poi inferto il 20
settembre.
Monti ha quindi ripercorso la «salita praticamente inarrestata» dal primo luglio fino alla guglia dei 558 punti il 9 novembre, quando al futuro premier arriva a Berlino la telefonata del capo dello Stato che lo nomina senatore a vita.
Un picco che pur senza essere demonizzato né sovrastimato evidentemente continua a gettare un'ombra sul rischio
-Italia tanto da portare Monti ieri, dopo aste «andate piuttosto bene», ad ammonire: «Non consideriamo
assolutamente terminate le turbolenze finanziarie».


Interessanti i passaggi in grassetto (mio):

1) Monti dice che le banche commerciali spagnole favoriscono il nuovo Governo iberico comprando massiciamente i suoi titoli, mentre quelle italiane non lo fanno: di conseguenza i titoli italiani scontano un prezzo più alto; Monti parla di moral suasion, in pratica dice che il Governo Spagnolo è un pò più fico e le banche commerciali spagnole (buone) lo appoggiano finanziandolo, il Governo Italiano è un pò meno fico e le banche commerciali italiane (cattive) non lo appoggiano.
Ergo: quindi questi MERCATI non sono così sconosciuti ed enigmatici... e se i banchieri sono buoni le cose vanno meglio di quando i banchieri sono cattivi.
vedi ----> viewtopic.php?f=7&t=15

2) Monti collega in sequenza causa&effetto i giudizi delle agenzie di rating e la salita dello spread: ergo il governo italiano farà tutto ciò che le agenzie di rating riterrano sia necessario fare.
L'avevamo già capito, ma Monti ce ne dà ufficialità.

3) L'articolo evidenzia come Monti sia nominato senatore nel giorno del picco dello spread; traduzione: i MERCATI, vedi sopra, hanno COSTRETTO lo Stato Italiano a cambiare il Governo ed hanno indicato la persona (e la sua ideologia) adatta al governare il Paese.
Cerchio chiuso.

Ecco... giusto per chiarire schematicamente cosa è successo negli ultimi mesi.

p.s.

è importante anche dire che quando si dice che TUTTI i problemi sociali sono in qualche modo figli del problema principale - LA MONETA DEBITO - non lo si dice a sproposito.
I tempi ci hanno solo confermato quello che si è sempre detto: il debito ha costretto lo Stato Italiano a bypassare tutte le procedure democratiche, ha fatto chinar la testa ad un esecutivo in carica, ha subordinato al problema debito tutti gli altri problemi di cui soffre il Paese: da oggi il solo parametro con cui si valutano i progetti legislativi, gli investimenti, le riforme, fanno riferimento UFFICIALMENTE ai parametri imposti dal debito.
Questi parametri entreranno nella Costituzione Italiana e saranno sovraordinati rispetto ai principi stabiliti in Assemblea Costituente: sovraordinati perché rappresentano la conditio sine qua non per dar vita a qualsiasi realizzazione dei principi espressi dalla stessa Carta Costituzionale.
Un No deve salire dal profondo e spaventare quelli del Sì.
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Re: "Salva Italia"

Messaggioda ChristianTambasco » 18/01/2012, 9:02

fonte: sole24ore Cara Europa, adesso tocca a te

uffa che barba, che noia
Cara Europa, adesso tocca a te
di Pierpaolo Benigno 18 gennaio 2012

Proprio in questa settimana il presidente Mario Monti ha ribadito che i tassi italiani non sono giustificabili alla luce di quello che l'Italia sta facendo. Un po' beffardamente, la settimana scorsa si è conclusa con la pesante scure del downgrading. Nonostante il cambio di Governo, la manovra e il pareggio di bilancio scendiamo di due gradini e con prospettive negative. Ma chi ha ragione? Perché gli spread sono ancora così alti seppure l'Italia sia vicinissima a ottenere il pareggio di bilancio? Di chi è la colpa: dell'Italia, dell'Europa o della Bce? Che cosa misura ancora quello spread, sfiducia verso l'Europa o sfiducia verso l'Italia?

Uno spread positivo fra i tassi italiani e quelli tedeschi identifica la possibilità che si possano verificare due eventi, che non si escludono a vicenda. Il primo è quello del default nelle sue varie forme. L'Italia potrebbe prima o poi mettere mano al suo debito ristrutturandolo per ridurre la spesa per gli interessi, oppure potrebbe tagliarne parzialmente o totalmente il valore facciale. In questi casi, gli investitori chiedono un tasso più alto, un premio, per compensare le eventuali perdite. Il secondo evento, forse più una curiosità teorica, cattura la possibilità che in un periodo futuro l'Italia possa avere una moneta diversa rispetto a quella dalla Germania, che perderà valore. Per questa circostanza, gli investitori richiedono un premio per proteggersi contro il deprezzamento della nuova moneta italiana. La prima preoccupazione è comune a tutti gli investitori, la seconda solo a quelli esteri. Le agenzie di rating valutano esclusivamente il primo evento.

Ma perché, ragionano i mercati, non si può escludere completamente un default dell'Italia? Perché potrebbe darsi che l'Europa abbandoni l'Italia a se stessa nel garantire la solvibilità del suo debito. Il percorso per farcela da soli, ora che la fiducia è stata persa, è veramente stretto. E questo è innegabile. Se mai l'Italia riuscisse a cambiare marcia da un giorno all'altro e crescere in termini reali al 2,5% annuo da qui fino al 2020 - un vero e nuovo miracolo italiano - e in termini nominali al 4,5%, con un 2% di inflazione annua, il Pil salirebbe a circa 1.860 miliardi nel 2.015 e 2.300 miliardi nel 2020. In questo scenario roseo, i 1.900 miliardi di debito oggi, che sono tantissimi, sarebbero comunque tanti nel 2015 e abbastanza nel 2020. Sarebbero forse ancora troppi per potere riconquistare la fiducia dei mercati. Ma quanto possiamo realmente credere a questo nuovo miracolo italiano?

Anche se si riuscisse in tempi brevi a imboccare la strada giusta delle vere riforme strutturali - e non ci siamo ancora arrivati - dobbiamo essere consapevoli che gran parte della nostra crescita dipende dal resto del mondo, e che i Paesi industrializzati non sono immuni ai fenomeni dei cicli economici, con recessioni che accadono in media ogni 4-5 anni. Ci stiamo già immergendo nella prossima recessione. Questa osservazione è sufficiente per smontare lo scenario da miracolo italiano. I 1.900 miliardi di oggi sarebbero ancora tantissimi nel 2015 e fin troppi nel 2020. In quest'ottica non è da escludere che in 5 anni o 10 anni, se non prima, l'Italia dovrà alzare bandiera bianca. Siamo sicuri che fra 10 anni avremo ancora risorse, e forza, per contrastare una nuova crisi di fiducia, maggiori interessi, una grave recessione sempre con quel rollover di 1.900 o più miliardi? Nello spread dei decennali di oggi, secondo i mercati, paghiamo proprio la possibilità di questa circostanza futura. Così come paghiamo il fatto che non sappiamo che governo avremo fra 5 o 10 anni, se sarà disposto o no ad accettare legittimamente o no i diktat europei di austerità. Paghiamo anche il fatto che il programma di austerità fiscale e di rientro sul debito, non solo fa male alle economie e quindi allo spread, ma aumenta paradossalmente la probabilità che un Paese faccia default. Mi viene in mente una conversazione avuta mesi fa con un gestore di hedge fund londinesi che si poneva il problema del perché mai un Paese con pareggio di bilancio non dovesse fare default. Il punto è che con il raggiungimento del pareggio di bilancio non c'è bisogno di ritornare sul mercato e quindi il Paese uscirebbe da qualsiasi logica di determinazione dei propri tassi sul mercato e potrebbe imporre offerte che non si potrebbero rifiutare, o questo o niente. Un altro modo per ridursi i tassi, se l'Europa non ce lo concede. Chi ci assicura che non avremmo un governo forse populista, anti-europeista ma anche legittimato democraticamente che arrivi a ragionare in questi termini?

Ecco che nello spread dei tassi a lunga scadenza di oggi leggiamo proprio la mancanza di appropriate garanzie contro il verificarsi di questi scenari. Garanzie che l'Italia non può dare, per cui la responsabilità ultima dello spread è proprio dell'Italia. Ma per chiudere questi buchi, e rendere improbabile tali scenari, e quindi abbassare lo spread l'Europa può fare qualcosa. Se a garanzia di quel debito, ci fosse la tassazione europea allora sarebbe più improbabile che ci trovi davanti al rischio default. Se la Bce riconoscesse quel debito come figlio legittimo della sua moneta, non solo gli spread si abbasserebbero da subito rendendo meno probabile scenari del genere, ma si avrebbe la garanzia ultima che l'Italia non sarebbe da sola.

Giustamente, il presidente Monti ha incominciato a sollevare la questione in Europa. Sarà questa la missione principale del suo governo, cioè di fare in modo che l'Europa agisca. È una missione coerente questa con lo spirito della sua discesa in campo, di non lasciarsi nelle mani del podestà straniero.
...se vuoi ottenere qualcosa di diverso devi cominciare ad agire diversamente.
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La relazione tecnica di Maria Cannata

Messaggioda domenico.damico » 18/01/2012, 12:25

Il direttore generale del debito pubblico, Maria Cannata, è stata audita in Commissione Bilancio della Camera.


Il Tesoro rassicura: la situazione del debito pubblico non è esplosiva
di Celestina Dominelli

La situazione del debito pubblico italiano «non è esplosiva». Nel corso di un'audizione in commissione Bilancio alla Camera, Maria Cannata, direttore generale del debito pubblico al ministero dell'Economia, getta acqua sul fuoco. «Dobbiamo - dice - superare i prossimi tre mesi e poi l'appetito per la carta italiana tornerà. Dobbiamo far vedere che i timori sono eccessivi. Dobbiamo tener duro anche se è un po' una guerra contro tutti».

Cannata: preoccupazioni eccessive su sostenibilità del debito
Cannata prova a rassicurare gli animi, insomma, dopo l'ennesima batosta incassata nei giorni scorsi da Standard & Poor's. Quella decisione, spiega il direttore, non sarà senza conseguenze ma guai a farsi prendere da facili allarmismi. Nel documento presentato in commissione, infatti, il quadro del debito pubblico italiano viene definito dal Tesoro ancora molto delicato, anche per via della decisione di S&P, con effetti sulle strategie di investimento degli operatori ancora da approfondire e vagliare. Tuttavia, si legge nel report firmato da Cannata, «sono decisamente eccessive le preoccupazioni sulla sostenibilità del debito agli attuali tassi di interesse, soprattutto ora che la curva del rendimenti si è in gran parte normalizzata».

L'analisi: il declassamento di S&P non molto apprezzato dal mercato
La guardia quindi resta alta, ma a Via XX Settembre si valuta lo scenario con estrema prudenza. Il direttore generale del Tesoro invita anche a considerare che negli ultimi 12 mesi «il tasso di inflazione è stato significativamente superiore a quanto registrato negli anni precedenti e nel 2010 in particolare» e, pertanto, «anche il tasso reale, al netto dell'inflazione, è tutto sommato contenuto». Quanto alla bocciatura operata da Standard & Poor's non ci sono drammi. «Il declassamento di due gradini da parte di Standard & Poor's del debito italiano - sottolinea Cannata - è stata una decisione non molto apprezzata dal mercato» perché un abbassamento del rating italiano sotto il livello della A, «è stato giudicato da molti osservatori eccessivo».

Nel 2012 aumento modesto emissioni lorde a 450 miliardi
Il direttore generale del debito pubblico ricorda poi l'impegno significativo che attende il Tesoro da qui ai prossimi mesi: nel 2012 ci sarà «un aumento modesto delle emissioni lorde: a fronte dei 423,378 miliardi emessi nel 2011, il Tesoro dovrà emettere quest'anno circa 450 miliardi, quantità inferiore al totale annualmente emesso dal 2008 al 2010».

La strategia: a inizio 2012 più BoT e titoli a breve termine
A inizio anno Nei primi mesi dell'anno, quindi, «saranno sicuramente incrementate le emissioni a più breve termine, BoT, carta commerciale e titoli fino a tre anni, per gestire più agevolmente il rinnovo delle scadenze». Tuttavia, prosegue Cannata, «già dalla seconda metà dell'anno si dovrà necessariamente cercare di ritornare a una più uniforme distribuzione lungo la curva dei rendimenti per evitare che l'accorciamento della vita del debito, che a fine anno si è attestata a 7 anni (6,99 per l'esattezza) rimanga modesto e si possa riprendere quanto prima con l'ordinaria politica di consolidamento della struttura del debito». Il direttore generale ha quindi annunciato che il nuovo titolo destinato ai risparmiatori sarà lanciato «entro marzo, se non entro febbraio, sarà venduto online e non sarà un titolo triennale: le caratteristiche tecniche le stiamo ancora definendo».


Fonte: http://www.ilsole24ore.com/art/finanza- ... 4536.shtml
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I quali si chiederanno cosa non viene apprezzato del loro ottimismo.
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Re: "Salva Italia"

Messaggioda Lorenzo Lenzi » 29/01/2012, 22:42

Davos promuove Italia
'Il Paese deve cambiare marcia' afferma il ministro
26 gennaio, 21:46
(dell'inviata Enrica Piovan)

Davos promuove l'Italia. Tra i leader economici e politici di tutto il mondo riuniti a Davos per il Forum economico mondiale il nostro Paese appare quest'anno più credibile e meritevole di rispetto. E' questa l'impressione che hanno colto gli esponenti italiani presenti oggi numerosi al meeting. Un'impressione confermata sia dal ministro dello Sviluppo Corrado Passera, che dalla presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, che però hanno evidenziato che la strada è ancora lunga e i pericoli restano in agguato. "Ci sono segnali positivi ma dobbiamo sapere che siamo ancora in zona di alto rischio", perché la situazione europea e dell'Italia "non lascia ancora tranquillo nessuno", ha avvertito il ministro Passera, sottolineando che però "bisogna avere ottimismo" e che da questa situazione che ne usciremo "continuando con il lavoro che si sta facendo".

Una sfida particolarmente delicata per il Governo Monti, visto che, come ha evidenziato Passera rispondendo ad una domanda nel corso di un seminario sul futuro dell'Italia, il nostro Paese "é un laboratorio che non può fallire: dobbiamo fare tutto quello che é necessario e non c'é una seconda chance per il Paese. Noi sentiamo questa grossa responsabilita". Passera, arrivato oggi a Davos per la prima volta in versione ministro dopo anni da abitueé del Forum come banchiere e manager, ha riscontrato una buona accoglienza per il nostro Paese: "Anche in luoghi come Davos - ha detto - si percepisce una grande attenzione e un certo forte rispetto per quello che l'Italia sta facendo". Sensazione analoga a quella colta dalla leader degli industriali: "Qui a Davos - ha detto Marcegaglia - ho l'impressione che l'Italia sia più credibile dell'anno scorso. Ci chiedono varie cose ma la credibilità del Paese è maggiore".

"Per la prima abbiamo iniziato ad avviare dei cambiamenti che prima sembravano impossibili. La profondità delle riforme che questo Governo ha avviato non era stata fatta da nessun Governo precedente", ha detto Marcegaglia assicurando a Monti il sostengo di Confindustria. "L'inizio è stato un buon inizio, ma c'é ancora molto lavoro da fare. Abbiamo davanti mesi difficili, ma ce la possiamo fare", ha detto la Marcegaglia, evidenziando che dobbiamo fare cose che non abbiamo fatto negli ultimi 20 anni. A Davos l'Italia è stata anche quest'anno, come abitudine negli ultimi anni, il tema di un seminario a porte chiuse cui hanno partecipato esponenti politici, imprenditori e banchieri, tra cui il ministro Passera, Marcegaglia, l'ex ministro Domenico Siniscalco, i manager Vittorio Colao, Giuseppe Recchi, Enrico Cucchiani, Andrea Illy e Mario Moretti Polegato. Dal dibattito sul futuro del nostro Paese è emersa la sensazione che la situazione italiana è "più incoraggiante" e che ora bisogna lavorare su alcuni temi chiave. Cruciale è la riforma del mercato del lavoro. Aiutare le giovani generazioni. Avviare la spending review ma senza tagliare tutte le spese: alcune vanno eliminate, mentre "altre come innovazione e formazione vanno aumentate". Bisogna infine trovare "risorse da dismissioni, privatizzazioni, e vendita di asset pubblici".

Fonte: http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 60146.html
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Re: "Salva Italia"

Messaggioda Lorenzo Lenzi » 01/02/2012, 9:02

Nuovo redditometro e controlli di massa
L'Agenzia delle Entrate, dopo i blitz a Cortina e Milano, prepara le prossime mosse contro chi evade. A partire dall'attività del cervellone Serpico che potrà incrociare i dati dei cittadini
di ROBERTO PETRINI

ROMA - Otto bazooka da schierare in campo nella campagna di primavera contro gli evasori fiscali. Attilio Befera, direttore generale della Agenzia delle entrate, il braccio operativo dello Stato nella lotta all'evasione, ha
varcato ieri 1 le soglie del Parlamento per spiegare alla Commissione Finanze della Camera le proprie strategie
Nel proprio arsenale c'è un redditometro potenziato, la nuova mega-banca dati dei movimenti bancari, il tutoraggio per chi ha più di 100 milioni di fatturato, l'accertamento esecutivo di Equitalia, la richiesta di 1.440 assunzioni di 007 fiscali, lo spesometro che traccia chi spende più di 3.600 euro, la limitazione dell'uso del contante a 1.000 euro.
E un piano per continuare la politica dei blitz contro il far west dello scontrino fiscale e i nemici delle tasse. Nel
carniere già risultati positivi: lo scorso anno sono stati recuperati 11,5 miliardi con 2 milioni di controlli.

Il redditometro
Usate cento voci di spese per ricostruire l'imponibile
Entro giugno scatta il nuovo redditometro, ovvero il meccanismo messo a punto dall'Agenzia delle Entrate per confrontare i redditi dichiarati dai contribuenti con l'effettivo tenore di vita misurato attraverso le spese sostenute. Dopo una analisi, che ha raggiunto 22 milioni di famiglie e 50 milioni di soggetti, divisi in undici tipologie, è stato messo a punto un meccanismo che si impernia su 100 voci di spesa. Le voci sono state suddivise in 7 macrocategorie: casa, mezzi di trasporto, assicurazioni, istruzione, attività ricreative, investimenti ed altre spese. In pratica tra le operazioni sotto controllo vengono inserite il possesso di barche, auto di grossa cilindrata, cavalli da corsa, ma anche viaggi di un certo livello e visite ai centri spa; segnalazioni anche per chi manda i figli alla scuola privata o fa una assicurazione sulla vita. Ogni consumo ha un peso ponderato statisticamente che, attraverso un algoritmo, si trasforma in reddito presunto. Chi mostrerà una differenza di almeno il 10 per cento tra il reddito dichiarato e quello effettivo sarà sottoposto all'accertamento fiscale.

La banca dati
Nel cervellone di Serpico 40 milioni di depositi
Lo chiamano, con felici espressioni, Serpico o Grande Fratello. E' il bazooka impugnato dal direttore generale dell'Agenzia delle Entrate, Attilio Befera. A costruirlo è stato il decreto "Salva-Italia" confezionato dal premier Mario Monti. La norma è rivoluzionaria perché dispone che banche, operatori finanziari e assicurazioni, debbano riversare nei computer dell'Anagrafe tributaria, oltre ai dati identificativi del rapporto, anche i saldi e i movimenti, con l'evidenza del dare e dell'avere. Si tratta di 400 milioni di dati che fanno capo a 40 milioni conti correnti. Fino ad oggi se l'Agenzia voleva conoscere le coordinate bancarie di un sospetto evasore doveva interpellare l'intero sistema bancario e, una volta conosciuti i rapporti, chiedere i movimenti. Dalle prossime settimana - Befera ieri ha annunciato che il provvedimento applicativo è imminente - i dati cominceranno ad affluire alla Sogei, la società che gestisce il cervellone e i funzionari dell'Agenzia con un click potranno far scattare i controlli.

Ipoteche e pignoramenti
Equitalia sempre più in trincea con l'accertamento esecutivo
L'accertamento esecutivo entra a regime. E' entrato in vigore dal primo ottobre scorso, ma da quest'anno i controlli del fisco si concentreranno sulle dichiarazioni dei redditi del 2007-2008. L'accertamento esecutivo, affidato ad Equitalia, è un istituto che serve per incassare le imposte non dichiarate (dall'Iva, all'Irpef all'Irap). L'atto di contestazione, inviato dal fisco, diventa esecutivo dopo 30 giorni ed entro i successivi 30 giorni viene affidato ad Equitalia. A questo punto per 180 giorni Equitalia non può procedere all'esecuzione forzata (pignoramenti ed espropriazioni), ma può far scattare ipoteche e fermi amministrativi. E non è poco. Befera ieri ha ricordato che ci sono stati oltre 250 atti intimidatori contro Equitalia, di cui 70 a gennaio e ha denunciato l'effetto avuto sui dipendenti: "demotivazione e paura" con riflessi anche sui "risultati".

Il tutoraggio
Un angelo custode nelle imprese con giri d'affari oltre 100 milioni
Per i grandi contribuenti scatta il tutoraggio. Per tutti coloro che hanno un volume di affari superiore a 100 milioni, l'Agenzia delle entrate, attraverso le sue sedi regionali, diventerà una sorta di "angelo custode". L'obiettivo dell'Agenzia è quello di intensificare il numero dei "grandi contribuenti" sotto stretto controllo incrociato: passeranno dai 2.000 del 2011 ai 3.100 del 2012. Si lavora dunque per instaurare con i "grandi contribuenti", che rappresentano un segmento strategico nell'economia nazionale, un rapporto di mutua collaborazione per favorirne l'adempimento spontaneo. Il controllo - si spiega - assume la natura di "servizio" a beneficio della collettività e, soprattutto, della platea di quei "grandi contribuenti" che si attengono alle norme e per i quali l'evasione o l'elusione perpetrata dai propri concorrenti rappresenta, in ultima analisi, una forma di concorrenza sleale.

La tracciabilità
La stretta sul contante è già legge. Obiettivo: stop agli scambi in nero
Tracciabilità, la più formidabile delle armi in mano all'Agenzia delle Entrate. Dal 6 dicembre scorso, nelle operazioni tra privati e nelle transazioni tra consumatori e imprese, non può essere utilizzato denaro contante se i pagamenti sono superiori o pari ai mille euro. La stessa limitazione si applica agli assegni, bancari o circolari, privi della clausola di non trasferibilità e senza indicazione del beneficiario. Entro il prossimo 31 marzo i libretti di deposito bancari, postali o al portatore, con saldo superiore a mille euro, devono essere estinti definitivamente o il loro saldo dovrà essere ridotto sotto i mille euro. Un meccanismo messo in opera per contrastare la circolazione di denaro in nero, frutto dell'economia sommersa, di attività criminali e dell'evasione fiscale.

I blitz
Scontrini e ricevute ai raggi x: la campagna stile-Cortina prosegue
La campagna dei blitz non si arresta. Dopo quello di Capodanno a Cortina e quello della Movida milanese, si annunciano nuove e clamorose azioni dell'Agenzia delle entrate. Il metodo è semplice ed efficace e si affianca alle sofisticate azioni a base di statistiche e computer. Il funzionario dell'Agenzia si affianca alla cassiera dell'esercizio e le fa compagnia per l'intera giornata. Se il numero di scontrini risulta superiore a quello di una analoga giornata della settimana precedente, vuol dire che qualcosa non va. Così è stato nel week- end milanese quando è emerso un numero di scontrini del 44 per cento superiore a quello del sabato precedente. "Facciamo blitz separati con la Guardia di Finanza per aumentare la deterrenza", ha detto ieri il direttore dell'Agenzia delle Entrate, Attilio Befera durante una audizione in Parlamento.

Gli 007
Deroga al blocco del turn over per assumere 1.440 ispettori in più
Più 007 per fare maggiori controlli. Per questo l'Agenzia delle entrate punta ad assumere 1.440 funzionari in più per portare avanti la lotta agli evasori fiscali. Nel 2011 sono stati fatti oltre due milioni di controlli, tra i quali, oltre 700 mila su imposte indirette, 1 milione sulle dichiarazioni dei redditi e 300 mila su materia di registro. Circa 11.500 controlli si sono avvalsi di indagini finanziarie. In tutto sono stati recuperati 11,5 miliardi. Per quest'anno, visti i nuovi strumenti a disposizione si attende una performance maggiore. "Il recupero dell'evasione è stato rafforzato rispetto agli anni precedenti facendo registrare un trend nettamente positivo", ha detto Befera. Una attività imponente che necessita di un potenziamento anche delle risorse umane: Befera punta ad una deroga del blocco del turn over per dotare l'Agenzia di 1.440 assunzioni nei prossimi tre anni.

Lo spesometro
Il codice fiscale al rivenditore per acquisti sopra i 3600 euro
Scatta e va a regime lo spesometro (da non confondersi con il redditometro). Al fine di monitorare meglio l'evasione fiscale e le entrate dei cittadini, per ogni acquisto superiore a 3.600 euro, sarà obbligatorio fornire al venditore il proprio codice fiscale che a sua volta lo trasmetterà in via telematica all'Agenzia delle Entrate. Un controllo profondo, con lo scopo di verificare gli acquisti dei contribuenti confrontandoli con il loro reddito. I dati acquisiti confluiranno in un'apposita banca dati e, tramite incroci con le altre informazioni contenute nell'Anagrafe tributaria, consentiranno un'analisi del rischio finalizzata alla selezione dei soggetti da sottoporre a controllo fiscale. In particolare per le persone fisiche non titolari di partita Iva gli elementi acquisiti saranno posti a confronto, insieme agli altri elementi di maggiore capacità contributiva, con i redditi dichiarati.

(01 febbraio 2012)

Fonte: http://www.repubblica.it/economia/2012/ ... -29116488/
Lorenzo Lenzi
 
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