Le banche rappresentano un rischio sistemico?
Unione Europea condizione necessaria per stabilizzazione del sistema bancario. Però le banche europee del Nord non ci stanno. Malgrado una situazione pazzesca in merito ad esposizione al rischio finanziario: titoli illiquidi, derivati, leva finanziaria.
Che l’Unione Europea sia ormai solo un’istituzione di comodo per qualcuno è un dato di fatto. Non voglio tornare sul discorso solito dove chiedo che vengano rinegoziati i patti (a partire dal Fiscal Compact, non scordiamocelo mai). Voglio per un attimo focalizzarmi su quella che diventerà probabilmente la grande problematica dei prossimi mesi: l’Unione Bancaria.
Ormai sembra chiaro che il modello “Cipro”, che doveva essere un episodio isolato, rischia di essere invece un “caso scuola” da prendere come modello per eventuali crisi bancarie all’interno dell’UE.
Una vera Unione Bancaria aiuterebbe alla grande la stabilizzazione del sistema. Daniel Gros, economista tedesco, attualmente direttore del Centre for European Policy Studies (CEPS), dice:
(…) la rinazionalizzazione del sistema bancario può rappresentare una forza stabilizzatrice. Non è una proposta teorica. I risparmiatori italiani per esempio possiedono un volume significativo di asset stranieri (fra cui bond tedeschi). E gli investitori stranieri detengono una quota ragguardevole di buoni del tesoro italiano. (…) Con una rinazionalizzazione totale, gli investitori italiani venderebbero i loro asset stranieri per acquistare titoli italiani e questo proteggerebbe l’Italia dagli shock finanziari esterni e diminuirebbe il peso dei tassi di interesse. (…). Inoltre, se tutti gli italiani sostenessero il debito pubblico, qualsiasi aumento del premio di rischio sarebbe meno gravoso. Anche se il premio di rischio raddoppiasse a 500 punti base, i costi del debito dello Stato aumenterebbero, ma almeno i soldi andrebbero a investitori italiani (l’aumento di reddito potrebbe essere tassato). (…) Lo scenario opposto è l’integrazione. Un’unione bancaria rilancerebbe e stabilizzerebbe il prestito transfrontaliero (…) Purtroppo è improbabile che un’unione bancaria si concretizzi in tempi brevi. Gran parte dei governi si oppone a un «meccanismo unico di risoluzione»: significherebbe non poter più controllare le proprie banche. (…) Con questo scenario, l’integrazione potrebbe prendere la forma di una «colonizzazione» sotto la quale le banche dei Paesi forti approfitterebbero dei costi più bassi del capitale per rilevare le banche dei Paesi più deboli. Persino nell’eventualità che la colonizzazione non incontrasse resistenze, non porterebbe a un sistema bancario molto efficiente. (Source)
Quindi sulla carta l’Unione Bancaria porterebbe stabilità al sistema, ma nello stesso tempo si andrebbero a ledere degli interessi di certe lobby di potere… E poi certe nazioni e certe banche non riuscirebbero più a controllare direttamente o indirettamente le banche dei paesi più deboli (colonizzazione). Beh, chiaro manifesto di come Germania & Co andrebbero a controllare indirettamente la nostra economia.
Pensateci. Se il colonialismo bancario prendesse piede, e quindi la Germania assumesse il controllo diretto (principale azionista) o indiretto (imporre certi comportamenti) delle nostre banche, significherebbe perdere la libertà economica e diventare delle succursali del sistema bancario teutonico.
Ma la cosa curiosa poi, è che le banche tedesche sono da sempre quelle con più leva finanziaria (assieme a quelle francesi) e che quindi rappresentano il rischio sistemico più elevato.
Il che rende il tutto CURIOSAMENTE incoerente.
Ma se arriva l’Unione Bancaria, sarà davvero un accordo dove gli istituti europei (tutti) avranno le stesse regole oppure…ci sarà ancora un certo privilegio o protezionismo per alcune primedonne? In altri termini, le banche del Nord Europa, le più esposte a derivati e leva finanziaria , e quindi sistemicamente più pericolose, saranno ancora privilegiate nei confronti di quelle banche commerciali, soprattutto del Sud Europa, che oggi hanno grossi problemi di sofferenze e quindi più legate al “mondo commerciale”?
Non vi racconto balle. Guardate questa slide che ho creato. Troverete l’elenco delle banche europee con maggiore leva finanziaria. Per aiutarvi troverete anche la nazione di fianco la nome. E poi ditemi che ne pensate. (troverete anche banche di piccole dimensioni. Le banche che non sono con l’Euro sono in corsivo)
Per completare il quadro, posso ancora dirvi che Deutsche Bank detiene 38 miliardi di euro di titoli illiquidi, ovvero il 94% del patrimonio netto tangibile di tutto l’istituto. Bnp Paribas invece ne detiene per un terzo di tutto il capitale (27 miliardi).
Credo sia superfluo dirvi cosa potrebbe succedere se, un giorno, Db dovesse comunicare al mercato che quel portafoglio titoli fosse invece composto da carta straccia inesigibile, anche solo parzialmente (30% è più che sufficiente).
Ma non basta. Se poi parliamo di derivati, di cui ho parlato recentemente, le cose non vanno certo meglio. DB ne detiene per il 38,6% dell’attivo. E UDITE UDITE, il 99% degli stessi ha natura speculativa (Source) :
Discorsi simili per Credit Agricole e Bnp Paribas.
Sommate questi ingredienti:
a) TITOLI ILLIQUIDI
b) DERIVATI
c) LEVA FINANZIARIA
Ne otterrete un bel mix esplosivo, una mina sistemica che deve preoccupare.
Permettetemi un’ultima considerazione: ma queste banche “da incubo”…vorrebbero comandarci?
[Post uscito in contemporanea su I&M]
Fonte: http://www.pianoinclinato.it/le-banche- ... sistemico/