L'aumento del debito si dimostra troppo spesso strumentale a... cosa?
Dove porterà l'attuale incremento del debito? Perché questo sta succedendo: la crisi ha portato come conseguenza l'incremento del debito sovrano. Le soluzioni finora proposte hanno fatto la stessa cosa, andando ad appesantire i bilanci pubblici; nel contempo quelle soluzioni hanno accelerato una serie di provvedimenti che vanno sì verso l'integrazione, se proprio vogliamo usare questo termine, ma un'integrazione che dipende sempre di più dal sistema bancario istituzionale e commerciale, che terrà in ostaggio (più facilmente) un sistema più grande e più "integrato", e anche meno democratico, se mai il gioco democratico del voto quinquennale sia una democrazia, vista la distanza di Bruxelles dalle mille realtà del continente europeo.
Riesce sempre più difficile credere alla buona fede e ancora meno alla competenza di questi soggetti, visti i risultati e la poca credibilità degli obiettivi dichiarati.
Resta la responsabilità di tutti noi di impedire quanto sembra proporsi come ineluttabile; fermare un camion che parte e più facile che fermarlo in corsa.
Come dimostra il caso greco, viene spacciata per impossibile e impraticabile qualsiasi soluzione alternativa a quella proposta dalla trojka.
Non è tempo di piccole soluzioni; si sta procedendo alla implementazione della versione 2.0 del sistema precedente. L'alternativa va costruita ex novo, con coraggio, creatività, fame ed estrema cautela al contempo. Con realismo e tenacia opporsi al già deciso e credere in soluzioni mai praticate, mai considerate eleggibili. Solo così le persone usciranno dal torpore che le rende facilmente soggette alla paura del nuovo, che è ciò che è successo in Grecia, dove al "terrorismo mediatico" sull'eventuale uscita dall'euro, si è contrapposta la "piccola soluzione" di una rinegoziazione dei termini degli accordi, panacea che non cura ma anestetizza.
Il cambiamento sarà doloroso, qualunque esso sarà, è inevitabile.
Ma se il dolore sarà funzionale a una svolta in senso creativo per la costruzione del domani, sarà una sofferenza aggregante e non distruttiva.
Per questo c'è bisogno di un progetto radicale di cambiamento, in cui si parli di una nuova moneta libera dal debito, di un nuovo tipo di relazioni di scambio, di un nuovo tipo di imprenditorialità e infine di una democrazia responsabile e partecipativa.
Cose che non sono presenti nei progetti europei dei tecnici o dei loro sodali, che impongono pacchetti già pronti in cui la realtà e gli esseri umani non hanno alcuna funzione se non quella dell'avallo plebiscitario (quando si concede la grazia di chiederlo).
Invece, considerata la sofferenza in gioco, sarebbe logico aspettarsi che i cittadini e la società civile abbiano un ruolo da protagonisti in questo cambiamento epocale, e non che siano manganellati nelle piazze, o messi ai margini come un inutile fastidio sul percorso verso gli obiettivi preconfezionati. Sono almeno quattro anni che si procede per emergenze, dicendo che non c'è tempo, che bisogna fare passi avanti.
Ma in realtà è sempre stato così, se si vede il passato c'è sempre l'emergenza che non consente di ragionare e non permette la partecipazione di tutti.
E' il momento di opporsi fermamente a questo modo di procedere, perché se devo soffrire voglio farlo per un cambiamento reale e che possa portare a un mondo migliore di questo, cosa che sono sicuro non succederà con le soluzioni tecniche degli ideologi alla Monti&C., ne succederà con le (forse ancora peggiori) piccole soluzioni di Syriza o SEL, o di Grillo o quelle ridicole di Le Pen et similia.
Le piccole soluzioni sono la faccia vendibile dello status quo.
Fermarsi, riflettere, partecipare, creare ed essere consapevoli della responsabilità di questi tempi che stiamo vivendo: credo sia questo ciò che va fatto. Solo così sarà reale la corresponsabilità di chi ha voluto partecipare e di chi, per l’ennesima volta, avrà voluto delegare.
di Domenico D'Amico
(pubblicato anche come commento sul Blog Bimbo Alieno)