da millemondi » 16/05/2013, 20:17
StrAlessandria e la rivoluzione pacifica contro lo sponsor Solvay
Domani, 17 Maggio, c'è la StrAlessandria, che quest'anno compie 18 anni. Però, proprio quest'anno che diventa maggiorenne, frequenta brutte compagnie...
Per stupore dei tanti (ma anche no), la StrAlessandria sarà sponsorizzata dalla Solvay, con tanto di logo gigantesco sulla maglia e offerta rinfresco per festeggiare il... bicarbonato. Insomma, da brava adolescente diciottenne con le idee un po' confuse, la StrAlessandria ci ha fatto questo scherzo di cattivo gusto. Siccome si tratta di uno scherzo abbastanza imbarazzante, la maggioranza ha deciso di far finta di niente, o quantomeno di non dare troppa importanza alla cosa. Non voglio pensare che questa omertà sia un atto di vigliaccheria (anche se...), quindi, proprio dedicato a chi ha la memoria corta o è un po' distratto, ricordiamo cosa sia e cosa faccia la Solvay, facendo un piccolo riepilogo della storia di questo polo chimico.
Nel 1900 nacque il polo chimico nella piccola cittadina, a mezza dozzina di chilometri di Alessandria, che produceva il solfato di rame. Appena qualche anno dopo, si cominciò a produrre anche il “Super”, un concime chimico. Poi, agli inizi degli anni Trenta, la società prese altri stabilimenti in varie regioni d'Italia, divenendo così la principale rivale di Montecatini, che nacque nel 1888 e lavorava il rame nell'area toscana di Montecatini di Cecina. Nel 1934 il polo chimico di Spinetta Marengo venne preso dalla Montecatini, e la tipologia di chimici prodotti divenne sempre più variopinta, producendo “colori” (arseniati di piombo, fluosilicati: sodio, bario, zinco, magnesio), acido muriatico e acido concentrato. Nel 1954 si producono anche pigmenti di ferro e di titanio, e nell'anno successivo anche la lana di vetro. Poi, nel 1966, ci fu la fusione tra la Montecatini e l'Edison (società per la produzione di energia elettrica) diventando così la famosissima Montedison (rivale numero uno del polo chimico pubblico Eni). La Montedison aveva una forte influenza da parte di Mediobanca ed un capitale sociale frammentato, spesso privo di un azionista di controllo e soggetto a frequenti scalate in Borsa. Nel 1981 la Montedison si trasformerà in una holding industriale. Nel 1992 la società assume il nome di Ausimont. L'ultimo nome a far parte di questa strategia industriale, fu quindi Solvay, che acquistò il polo chimico nel 2002. Questa azienda multinazionale (con sede a Bruxelles) è tra le aziende leader a livello mondiale nella produzione di polimeri fluorurati ad elevate prestazioni.
Ci sono quindi più di cento anni di storia del polo chimico di Spinetta Marengo, che non cessò mai di produrre sostanze nemiche della Terra e dell'Uomo.
Più di un secolo di Storia che fomentò, anno dopo anno, le solide basi per la c.d. abiezione di massa, creando un processo di normalizzazione mentale che ha permesso, fino ai giorni nostri, di accettare passivamente l'inquinamento dell'aria, della terra, delle falde, e di conseguenza le malattie causate da questo forte inquinamento.
Nonostante questa verità fosse sotto gli occhi di tutti, prevaleva l'idea comune di lasciar fare, giacché il polo chimico, con sembianze di un buon padre di famiglia, offriva l'opportunità di lavoro, e quindi di poter mangiare e aver un tetto. Pure quegli strani filamenti corrosivi di color bianco che cadevano nel mese di Agosto vennero chiamati “neve di Agosto”, per dare un'immagine pressoché romantica alla cosa.
Si potrebbe quasi pensare che questa accettazione c'era perché l'informazione riguardo i pericoli era scarsa e il livello culturale pure, ma non è così. Oggi si sa che Spinetta e dintorni hanno le falde inquinate, che i terreni sono contaminati, che le leucemie e tumori sono legati indissolubilmente al polo chimico (seconda città in Italia per leucemie e/o tumori...), che la Solvay non ha fatto alcuna bonifica nonostante abbia preso i soldi per farla nel 2006. Ecco, si sa tutto questo, ma prevale comunque il fatto che il posto di lavoro possa/debba giustificare tutte queste nefandezze. Già prima il posto di lavoro fungeva da oggetto di ricatto, figuriamoci oggi con la crisi.
Anche gli organizzatori della StrAlessandria sanno di tutto ciò, e sanno anche che decorre un processo contro la Solvay nelle aule del Tribunale alessandrino. E sanno sopratutto che la Solvay si è offerta come sponsor apposta per ripulirsi un po' l'immagine, per fare “buona figura” dinanzi un pubblico incapace di reagire per colpa della propria inerzia.
Però, da una parte, la mossa fatta dalla Solvay è anche abbastanza logica. Certo che coglie l'occasione, già che le è stata data. Nella scuola di strategia multinazionale viene appunto insegnato di fare beneficenza per conseguire consensi, e quindi distogliere l'attenzione degli sporchi lavori che fanno. Tutte le multinazionali fanno così, di conseguenza lo fa anche la Solvay. Ma, a differenza degli accanimenti contro le multinazionali in generale, questa l'abbiamo affianco a casa nostra, e le nefandezze le abbiamo viste tutti. Solo chi non vuole sapere la verità non la sa.
La StrAlessandria, nonostante alcune proteste fatte dai più attenti, non ha voluto lasciare questa brutta compagnia, quindi domani la maglia StrAlessandria-Solvay invaderà le vie di Alessandria, consolidando le certezze di chi la chiama “Città dei polli in batteria”.
A questo punto, visto che ormai il danno è stato fatto, e non è il caso di soluzioni estreme come il boicottaggio della corsa, resta soltanto una cosa da fare:
pagare l'iscrizione, presentarsi all'evento, prendere la maglia e fare una croce sopra il logo Solvay, come un segnale forte e chiaro di non fare parte di questo giochino assurdo.
Non c'è bisogno di alcuna violenza o animi agitati per difendere il Bene. Basta soltanto non accettare il Male.
Io sarò lì, col pennarello in mano... per fare crocette sulle maglie di chi vuole compiere questo piccolo gesto rivoluzionario. Chi vuole “armarsi” di pennarello e fare altrettanto, sia presente dalle ore 17.00 in poi, in Piazza della Libertà.
Grazie, e che vinca il migliore.
Ana Silvestre
Ana Silvestre
Tutti sono bambini,
tutti desiderano obbedire
e pensare meno che si può:
bambini sono gli uomini.
Hermann Hesse