NORDAFRICA E MEDIORIENTE: venti di guerra e punti di vista

Discussioni su argomenti che in apparenza possono sembrare lontani dalla questione monetaria, ma che comunque sono ritenuti meritevoli di interesse.

Re: NORDAFRICA E MEDIORIENTE: venti di guerra e punti di vis

Messaggioda Lorenzo Lenzi » 27/06/2012, 2:02


“La desolazione di Homs e la guerra di informazione”:
le parole di un Vescovo greco-cattolico


DAMASCO – “La pace in Siria potrebbe essere salvata se tutti dicessero la verità. Dopo un anno di conflitto, la realtà sul terreno è lontana dal quadro che impone la disinformazione nei mass media occidentali”: lo dice una testimonianza inviata a Fides dal Vescovo francese Philip Tournyol Clos, Archimandrita greco-cattolico melchita, che ha visitato nei giorni scorsi la Siria, recandosi in diverse città, come Damasco, Aleppo e Homs.

A Homs, definita “città martire”, “le forze di opposizione hanno occupato due quartieri, Diwan Al Bustan e Hamidieh, dove vi sono tutte le chiese e vescovadi”, racconta a Fides l’Archimandrita. “Lo spettacolo per noi – continua – è la desolazione assoluta: la chiesa di Mar Elian è semi distrutta e quella di Nostra Signora della Pace è ancora occupato dai ribelli. Le case dei cristiani sono gravemente danneggiate dagli scontri e completamente svuotate dai loro abitanti, fuggiti senza prendere nulla. Il quartiere di Hamidieh è ancora rifugio inespugnabile di gruppi armati indipendenti l'uno dall'altro, dotati di armi pesanti e finanziati da Qatar e Arabia Saudita. Tutti i cristiani (138.000) sono fuggiti a Damasco e in Libano, altri si sono rifugiati nelle campagne circostanti. Un sacerdote è stato ucciso e un altro è stato ferito da tre proiettili nell'addome. Ancora un paio vivono lì, ma i cinque vescovi hanno dovuto rifugiarsi a Damasco e in Libano”.

Il leader cristiano continua: “Nella capitale si temono autobombe e attentati di attentatori suicidi islamisti, attratti dal desiderio del paradiso, che cullano il sogno della fine del regime alawita. Attualmente si sta tentando di destabilizzare il paese tramite l’opera sanguinosa di avventurieri che non sono siriani. Anche l'ex ambasciatore di Francia, Eric Chevallier, ha segnalato tali informazioni, che sono state sempre rifiutate, mentre molte informazioni continuano a essere falsificate per alimentare la guerra contro la Siria”, denuncia il Vescovo a Fides. A Damasco nelle scorse settimane vi sono stati terribili attentati che si sono conclusi con un bilancio: di 130 morti (di cui 34 cristiani), 400 feriti e molte case danneggiate. “La costernazione era generale, il dolore indescrivibile”, nota l’Archimandrita, ricordando che “il popolo siriano è un popolo semplice e giocoso”. Sui cristiani il Vescovo dice: “I cristiani vivono in pace, condividendo la sofferenze di tutti, ma sono pronti ad ammettere di non essersi mai sentiti così liberi in passato e a ricordare il pieno riconoscimento dei loro diritti, datogli dal presente governo”.

Mons. Philip Tournyol Clos racconta la chiave di lettura di leader cristiani e musulmani siriani, che affermano: “I nemici della Siria hanno arruolato i Fratelli Musulmani al fine di distruggere le relazioni fraterne che esistevano tradizionalmente tra musulmani e cristiani Eppure, ad oggi, non ci riescono: hanno provocato una reazione contraria e le due comunità sono unite più di prima”. I soldati siriani infatti, continuano a trovarsi di fronte combattenti stranieri, mercenari libici, libanesi, militanti dei paesi del Golfo, afgani, turchi. “I militanti sunniti salafiti – dice il Vescovo – continuano a compiere crimini sui civili, o a reclutare combattenti con la forza. Gli estremisti fanatici sunniti stanno combattendo orgogliosamente una guerra santa, soprattutto contro gli alawiti. Quando i terroristi vogliono controllare l'identità religiosa di un sospetto, gli chiedono di citare le genealogie risalenti a Mosè. E chiedono di recitare una preghiera che gli alawiti hanno rimosso. Gli alawiti non hanno alcuna possibilità di uscirne vivi”.

Fonte > Agenzia Fides
Lorenzo Lenzi
 
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Re: NORDAFRICA E MEDIORIENTE: venti di guerra e punti di vis

Messaggioda domenico.damico » 18/07/2012, 14:57


GUERRA CIVILE IN SIRIA| I RIBELLI RIVENDICANO ATTENTATO E ARRIVANO AL PALAZZO PRESIDENZIALE
Damasco, bomba nel palazzo del potere: ucciso ministro della Difesa e cognato di Assad
Ferito il capo dell'intelligence, «in condizioni stabili» il ministro degli Interni. Responsabile forse guardia del corpo

È il giorno della paura e del sangue per Bashar al-Assad e gli uomini più vicini al presidente siriano. Il ministro siriano della Difesa, Dawoud Rajiha, e il suo vice Assef Shawkat (cognato di Assad) sono morti nell'attentato contro il quartier generale della sicurezza a Damasco dove era in corso un vertice tra il governo Assad e i capi dell'intelligence. Non è ancora chiaro se si sia trattato di un attacco kamikaze o di una bomba lasciata nel palazzo probabilmente da un infiltrato. Nell'esplosione sarebbero rimasto ferito anche il capo dell'intelligence, Hisham Bekhtyar, che è stato sottoposto ad un'operazione chirurgica. Feriti «in maniera critica» anche alti funzionari della sicurezza. Secondo la tv di Hezbollah, Al Manar, sarebbe morto anche il ministro dell'Interno, Mohamed Ibrahim Al Shaar. Ma la tv di stato smentisce: il ministro dell'Interno, Mohamed Al Shaar, è vivo, in «condizioni stabili». Mentre è stato ucciso anche il generale siriano Hassan Turkmani, capo della "cellula di crisi che coordina le azioni contro i ribelli».



Il ministro della difesa morto nell'attentato
RIVENDICAZIONE - Il Libero esercito siriano (la milizia dei ribelli anti-Assad) ha rivendicato l'attentato e ha smentito si tratti di un attentato kamikaze. «Questo è il vulcano di cui abbiamo parlato, abbiamo appena iniziato», ha avvertito il portavoce Qassim Saadedine. «Il Vulcano di Damasco e il terremoto della Siria» è il nome dell'operazione lanciata lunedì dai ribelli contro le forze del presidente Bashar al-Assad. Anche un gruppo islamista di opposizione al regime siriano, Liwa al-Islam, ha rivendicato su Facebook la responsabilità dell'attentato.

CIRCONDATO OSPEDALE - L'edificio dove è avvenuto l'attentato si trova sulla Piazza Rauda, nel quartiere di Abu Roummaneh. La zona è vicina alle ambasciate italiana e americana ed è sottoposta normalmente a strette misure di sicurezza. La Guardia repubblicana ha circondato l'ospedale Shami, dove sono stati portati i feriti. Nel frattempo le truppe fedeli al regime siriano di Bashar al-Assad si sarebbero ritirate dal quartiere di Midan, nella periferia di Damasco, dove da giorni combattono con le milizie dell'opposizione. Lo ha annunciato Abu Bakr, capo della brigata Abu Omar che fa capo all'Esercito siriano libero, alla tv satellitare al-Arabiya. I soldati di Assad avrebbero anche abbandonato in strada alcuni mezzi militari



Il fumo che si alza su Damasco
BOMBA O KAMIKAZE - A provocare l'esplosione potrebbe essere stata una bomba lasciata prima della riunione tra ministri e funzionari da qualcuno «interno» all'apparato di sicurezza e non un kamikaze, come riferito dalle fonti ufficiali. Ma a causare l'attentato potrebbe essere stato anche un kamikaze che indossava una cintura esplosiva. L'uomo sarebbe appartenuto alla ristretta cerchia delle guardie del corpo incaricate di proteggere i principali gerarchi del regime.

«TAGLIEREMO LE MANI AI RIBELLI» - Assad non molla. In un comunicato letto alla televisione di Stato, le forze armate siriane hanno detto che rimangono «più determinate che mai ad affrontare tutte le forme di terrorismo e a tagliare le mani di chi mette in pericolo la Siria». Il comunicato aggiunge che l'attentato odierno è opera di «mani prese in prestito da stranieri». Poi la minaccia: «Le forze armate sono determinate a finire di uccidere le bande terroristiche e i criminali e a ricercarli ovunque si trovino». «Chiunque pensi che colpendo i comandanti può piegare la Siria, si illude». Poi il governo siriano ha nominato nuovo ministro della Difesa il generale Fahd al-Furayj, in seguito all'attacco costato la vita oggi a Damasco al suo predecessore Daoud Rajiha e al vice Assef Shawkat, cognato del presidente Bashar al Assad.

PALAZZO PRESIDENZIALE - A Damasco si combatte per il quarto giorno consecutivo e la battaglia tra forze governative e ribelli si è avvicinata al palazzo presidenziale. Nel distretto di Dummar, una caserma dell'esercito - che si trova a poche centinaia di metri dal palazzo del popol - è finita sotto il fuoco dell'opposizione. «Sentiamo il rumore di armi da fuoco leggere. Le esplosioni stanno diventando sempre più forti dalla parte della base militare», ha riferito un architetto, Yasmine, al telefono dalla zona di Dummar. E una forte esplosione ha interessato una caserma dell'esercito siriano a Damasco. Secondo quanto riferisce al-Jazeera è stata colpita la sede del quarto battaglione dell'esercito. Si tratta della seconda esplosione registrata.

COMBATTIMENTI A DAMASCO- A Damasco «nelle ultime 48 ore si registra una escalation di violenza», con esplosioni e scontri a fuoco «in un raggio di 4 chilometri dal quartier generale degli Osservatori delle Nazioni Unite», nel pieno centro della capitale siriana. È il commento di alcuni membri della missione Onu a Damasco. «Da ieri udiamo esplosioni, continue sparatorie», anche se «non si tratta di una vera e propria battaglia», precisano le fonti. Gli Osservatori dell'Onu «non sono stati coinvolti fino a ora, anche se a Damasco tutti sono in pericolo, è ovvio». E più di sessanta soldati sono stati uccisi nella battaglia in corso nella Capitale con i ribelli dell'opposizione: è la stima dell'Osservatorio siriano sui diritti umani, che ha sede a Londra.



Combattimenti a Damasco
NUOVE DISERZIONI - Assad sempre più solo, dunque. E dopo che lo hanno abbandonato militari e diplomatici, si sono verificate nuove diserzioni tra le file delle forze armate siriane. Due generali di brigata hanno attraversato nella notte il confine con la Turchia, portando così a 20 il numero di ufficiali che hanno abbandonato l'esercito del presidente, Bashar al-Assad. «Circa 330 siriani, inclusi due generali di brigata, sono fuggiti nella notte. Sono in tutto 20 gli alti ufficiali siriani rifugiati in Turchia» ha detto un funzionario del ministero degli Esteri turco.

MOSCA - In Siria sono in corso «combattimenti decisivi»: lo ha detto il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, affermando anche che Mosca è contraria a una risoluzione in favore di un «movimento rivoluzionario» in Siria. Mercoledì il premier turco, Recep Tayyip Erdogan è arrivato a Mosca su invito del presidente russo Vladimir Putin «per una visita di lavoro» e «uno scambio di vedute sulle relazioni bilaterali e un confronto sulle principali questioni internazionali e regionali, compresa la situazione in Siria».

PARIGI - E dalla Francia è arrivata un appello affinché disertino e abbandonino Assad anche gli «ultimi appoggi del regime». «La lotta del presidente siriano Bashar Al-Assad per mantenere il potere è vana», ha aggiunto un portavoce del ministero degli Esteri francese. Bashar al Assad, ha detto il portavoce del Quai d'Orsay Bernard Valero, «deve capire che la sua lotta per conservare il potere è vana e che niente fermerà la marcia del popolo siriano verso la democrazia, che è nelle sue aspirazioni. Gli ultimi appoggi al regime - ha quindi aggiunto Valero - devono capire che la repressione non porta a nulla e li invitiamo a dissociarsi da questa sanguinosa repressione che va avanti da sedici mesi».

LONDRA - Di altro avviso rispetto a Mosca è il Foreign Office inglese. La Siria «è minacciata dal caos e dal collasso», nei quali rischia di precipitare data la situazione attuale, che è «persino peggiore di quella, terribile, prevalsa negli ultimi mesi»: così il ministro degli Esteri britannico, William Hague, ha commentato l'attentato suicida di a Damasco, costato la vita tra gli altri al ministro della Difesa siriano, Daoud Rajha, e ad Assef Shawkat, cognato del presidente Bashar al-Assad. «Ecco», ha spiegato il capo della diplomazia di Londra, «l'urgenza di garantire l'adozione non solo di una risoluzione da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ma di una risoluzione che possa condurre alla soluzione del problema, all'avvicinamento verso un processo politico di natura pacifica, e all'avvento in Siria di un governo transitorio». Hague ha quindi sottolineato che il provvedimento, sul quale il Consiglio medesimo voterà in giornata, oltre a non doversi limitare a richiamare le versioni che lo hanno preceduto, non deve neppure porre le basi per un tipo d'intervento militare quale quello della Nato in Libia.

USA - Preoccupati per la situazione in Siria sono gli Stati Uniti. Lo afferma il segretario alla Difesa Leon Panetta, sottolineando che c'è bisogno di aumentare la pressione su Assad. Il Pentagono ritiene che la guerra civile siriana stia «rapidamente finendo fuori controllo». Sulla stessa linea l'omologo britannico, Philip Hammond, a Washington, secondo il quale la situazione in Siria si sta deteriorando e sta diventando sempre più imprevedibile.


Fonte: http://www.corriere.it/esteri/12_luglio ... 66ba.shtml
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I quali si chiederanno cosa non viene apprezzato del loro ottimismo.
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Re: NORDAFRICA E MEDIORIENTE: venti di guerra e punti di vis

Messaggioda domenico.damico » 23/09/2012, 11:25

C'è questo intervento molto chiaro di Ron Paul, fatto a giugno scorso sul tema Siria e Medio Oriente.

https://www.youtube.com/watch?v=NQZC2hd ... re=related
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